Sta per andare in archivio una stagione straordinaria per l’OR Reggio Emilia. E chi meglio di Cristian Margini, timoniere del gruppo granata, per ripercorrere passo dopo passo i momenti salienti? Col mister facciamo un breve excursus su quanto accaduto da inizio anno ad oggi.
Partiamo dall’estate: l’OR, nessuno ne faceva mistero, era costruita per vincere. Come avete vissuto questo aspetto?
“Tutto vero. Allo stesso tempo, però, si pensava ad un campionato al livello dei precedenti e, invece, l’asticella si è alzata notevolmente. Insieme al mio staff abbiamo avuto la capacità di valorizzare e gestire questi uomini, oltre alle pressioni di un campionato dove si “deve” vincere, non una cosa per tutti. Molti parlano, ma non sanno da che parte si inizia il lavoro per arrivare a vincere: la dimostrazione è che sono più le squadre che partono per vincere e falliscono, rispetto a quelle che confermano i pronostici”.
In corso d’opera è arrivata la vittoria della Coppa Italia di Serie B.
“In parte inaspettata. Siamo andati al PalaSavelli per le Final Eight con l’unico obbligo di dimostrare chi eravamo ed il campo ha detto che eravamo i migliori”.
Parliamo del futuro: cosa deve fare questa OR per centrare la salvezza in A2?
“Sarà un campionato nuovo, tutto da scoprire, visto che le nuove regole faranno in modo che ci sia maggior equilibrio rispetto a quando, anni fa, ci si trovava ad affrontare corazzate con 5/6 stranieri. Noi dobbiamo mantenere e migliorare i nostri punti di forza, sia in termini individuali che di collettivo, oltre ad aggiungere qualcosa di utile e diverso”.
A chi dire grazie per questa splendida annata?
“A chiunque abbia lavorato per questo traguardo. A chi attacca gli striscioni degli sponsor il sabato e a chi guida il pulmino in trasferta. A chi trova all’ultimo momento un ragazzo delle giovanili per tamponare un’emergenza e a chi lava le maglie. A chi prepara lo spogliatoio e a chi prenota una visita medica. Ringrazio Mattia (Nironi - ndr), Adam (Parutto) e Giorgio (Begnardi) per avermi sopportato e supportato durante l’anno, oltre ai giocatori per l’educazione, la disponibilità e l’umiltà. Un plauso particolare a chi, pur giocando meno, si è sempre allenato con grande serietà, mettendo il “noi” davanti all’”io”. E ringrazio, per finire, chi mi ha insegnato qualcosa senza magari nemmeno saperlo; e anche chi mi ha criticato o parlato male di me, dandomi la forza di migliorarmi”.